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Villa Collio (prima metà XIX sec.)

Notizie storiche

Villa Collio si erge su un colle situato alle spalle del borgo di Fontenuova, nel sito del preesistente casino di famiglia costruito su progetto di Pietro da Cortona nella prima metà del XVII sec. e distrutto dai terremoti del 1799. La villa venne riedificata nelle attuali forme neoclassiche nel 1827 dal patrizio settempedano Giovan Battista Collio, su disegno del pittore architetto moglianese Giuseppe Lucatelli, di formazione romana. Successivamente nel 1839 l’erede conte Severino Servanzi Collio, commissionò al sanseverinate Venanzio Bigioli i disegni di tutta la statuaria d’arredo degli ingressi e del vasto giardino. Nel 1844 venne eretto oltre il recinto ad ovest il monumento a guglia, dedicato a Giovan Battista Collio, su disegno di Filippo Bigioli.

Descrizione architettonica

Per mezzo di un lungo viale alberato, il cui asse sembra allineato con il centro della città, si accede attraverso un portale all’interno del recinto in muratura che racchiude lo spazio rettangolare del vasto giardino orientato in direzione est-ovest, al cui centro è ubicato il casino a pianta quadrata e al cui capo opposto è situato il secondo portale d’ingresso. All’interno lo spazio del giardino è disposto su due quote, un terrazzamento su sottostrutture voltate innalza la villa, le strutture di servizio ed il giardino superiore. L’edificio della villa a base quadrata rispecchia l’ideale del perfetto edificio neoclassico, fin quasi a divenire copia della celebre rotonda palladiana; alto due piani, ha quattro facciate uguali ornate da una sovrastruttura centrata a pronao, composta da quattro lesene su podio a sostegno del timpano che si erge al di sopra della linea di gronda. Al centro del padiglione di copertura spicca il tamburo ottagonale lunettato che illumina la sala centrale sottostante. Il fronte rivolto ad est è preceduto da un ampia scalinata con due colossali leoni che raggiunge il grande terrazzamento su cui sono disposti il secondo giardino.

Opere

A ciascun lato dei portali d’ingresso è posta l’alta stele conclusa al sommo da una testa, imberbe e giovanile sulla sinistra, barbuta sulla destra. Le due effigi sono poi ripetute nei due batocchi dei portali. Nella parte interna del giardino sono collocate altre due stele, una per lato, terminanti in teste muliebri, una con un ricco diadema, l’altra cinta di pampini e grappoli d’uva. Le quattro teste simboleggiano le quattro stagioni. Il proprietario Severino Servanzi Collio appassionato raccoglitore di patrie memorie volle arricchire il giardino dei reperti archeologici trovati nell’antica Settempeda. Dello scultore sanseverinate Venanzio Bigioli sono la serie di busti sui quali vennero apposte le antiche teste di età romana sistemate ai lati del viale d’ingresso (oggi sono visibili solo tre busti) ed il tempietto romano con le grandiose colonne su cui poggiò i quattro capitelli corinzi rinvenuti nei pressi città romana. Il giardino all’italiana, ricco di bossi e ligustro, si sviluppa su due livelli ed è strutturato intorno alle quattro fontane del Bigioli, poste lateralmente al viale centrale, le due inferiori decorate da sei mascheroni, le due superiori ornate anch’esse da mascheroni, da una testa d’irco e di altro animale entrambe poste su tazze. Piccole fontane adornate da tazze a conchiglia sono sparse tra le aiuole secondo un rigoroso ordine. A metà dei muri laterali sono ubicate le due semicicolari esedre dove sono custodite le statue di Fedele Bainchini. Un lungo viale esterno allineato a quello interno al recinto delimitato da platani alternati a cespugli di tino e cipressi, prosegue verso ovest per raggiungere la guglia, il monumento a Giovan Battista Collio. L’introduzione delle sperimentali colture di agrumi comportò la realizzazione di innovative strutture a serra.

arch. Debora Bravi

Bibliografia

F.BARBIERI, Le ville del Maceratese: tracce per un percorso storico, in “Studi Storici Maceratesi”, 28, Macerata 1994, pp. 11-12. G.PIANGATELLI, Venanzio Bigioli (1770-1854) intagliatore, scultore, architetto, in “Studi Storici Maceratesi”, 33, Macerata, 1999, pp. 585-586.

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