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Treia – Le chiese rurali

“Quei luoghi dove andava mio zio, visti solo nel pensiero, erano tanto belli; alberi, campi e strade, forse anche una chiesa se lui ci andava per dir Messa…Di dove andasse sapevo solo il nome. “Vado a Campo Rota” diceva. In campagna di sicuro; ma la campagna è tutta campagna. Bisogna aver visto o sapere qualcosa di concreto per distinguere il luogo. Io vedevo le favole dei loro nomi…Ogni tanto andava a San Carlo, in campagna certo lo era, e lontano anche perché lui andava a dir Messa solo dove poteva far lunghe camminate; usciva che era notte. Perciò mai San Girolamo, isolato, appena finito il Borgo, poco prima di Villa Bell’Amore; neppure al Crocifisso andava mai che io credevo la più lunga passeggiata, quella che gli altri facevano portandosi la merenda; lui al Crocifisso ci passava, non si fermava… Pitì era un paradiso visto dalla cucina.

… Eccetto i Fraticelli per i quali non ne ero sicura, ma tutti gli altri luoghi dovevano essere anche chiese perché lui ci andava per dir Messa… Paterno, più in alto di San Carlo e di San Lorenzo perché queste due chiese erano dedicate a due santi, mentre quella doveva essere dedicata al Padre Eterno; assurda se no una chiesa chiamata Paterno. E poi il Padre Eterno che non ha camminato mai sulla terra, per forza è più misterioso, più ingarbugliato e più in alto com’era Paterno… a piedi andava a Passo di Treia.

 

“Dolores Prato, Giù la piazza non c’è nessuno”

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