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Le strade basse di Treia

Le Strade Basse, strada lungo il fianco ponente della collina, sotto il crinale , diceva “noi” come il papa… Basse erano le sue case, sia da una parte che dall’altra, benché quelle volte alle Mura, di laggiù risultassero alte; pareva che la sottostante roccia per successive fratture, fosse diventata mattone; benché a destra incombessero, altissime, molte case che lungo la strada centrale, appoggiata sul crinale erano, mediocri. Verso le Strade Basse esse volgevano il di dietro con le porte delle cantine e dei magazzini quasi sempre chiuse; sopra a quelle porti grandi e disadorne, le finestra a due, a tre righe, con le persiane più spesso chiuse che aperte.

Eppure di lassù potevano vedere Pitì e la Roccaccia come dirimpettai… Un groviglio di brevissimi sdruccioli e vicoletti a sali e scendi, selciati a cordonata con mattoni… accenni di scalette ripide e rotte, piccoli slarghi irregolari… Da quella zona la gente poteva sfociare per la nostra strada dal principio o dal piccolo sbilenco piazzaletto dove c’era il fabbro ferraio… Di qui fino alla Piazza, nessuna comunicazione per quelli delle Strade Basse, ma in piazza c’era la “Sbocchetta”, da quell’arco massiccio di tre case, usciva la gente di quelle straducce e soffiavano tutti i venti. Nel silenzio delle Strade Basse, senza vedere di dove venisse, “O Gioaa, viè jo” Da più lontano: “Eccome”. Dalla porta aperta una donna al telaio, pur sbattendo il pettine e mandando la spola, voltava il capo al rumore dei passi…

 

Dolores Prato, Giù la Piazza non c’è nessuno.

 

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