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Il monumento a Pio VI

“Io la chiamerò paese, ma è città. La restituì alla dignità civica un papa che ne riscosse un monumento librato nell’aria; in bronzo il suo ritratto a mezzo busto; il resto pietra, slancio, luce; sta alto nello spazio come un gigantesco ostensorio e per fondo non potrà mai avere che il cielo”.
Quello descritto da Dolores Prato nel romanzo Giù la piazza non c’è nessuno non è l’unico, ma è sicuramente il più visibile omaggio artistico a Papa Pio VI.  Si innesta armoniosamente nella balaustra marmorea, disegnata da Andrea Vici s limitazione della piazza, il tempietto con busto che il treiese Antonio Calamanti realizza su disegno dello stesso Vici nel 1785.

Il monumento è in onore del papa che con la Bolla Enixum animi nostri studium del 2 luglio 1790, conferisce a Treia il titolo di Città ed il nuovo nome che, come aveva suggerito Fortunato Benigni, riprende quel Trea di epoca romana, sacrificato a favore di Montecchio (da monticulum, piccolo monte, oppure da mons incolae, abitanti del monte) quando i treiesi si erano trasferiti sui colli per sfuggire alle invasioni barbariche.
Anche i soffitti del Palazzo Comunale non trascurano l’omaggio: quello della sala della Pinacoteca dedicata ad Agostino Bonisoli mostra una scenografica decorazione del tardo Ottocento con l’allegoria della Città di Treia che indica il monumento.

 

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