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Chiesa di San Giuseppe (XVII sec.)

Notizie storiche

La chiesa costruita per volere di Vincenzo Tinti nel 1768, su disegno dell’arch. Gaetano Maggi sostituisce una preesistente chiesa fatta costruire dal nobile sacerdote Giuliano Tinti nel 1627, come lo attesta un’epigrafe posta all’interno, a destra dell’ingresso. La prima chiesa aveva il fronte allineato con i palazzi laterali, con portico per non interrompere la continuità delle logge della piazza.

Descrizione architettonica

L’attuale facciata in mattoni a facciavista si erge su un bianco basamento in pietra di travertino, il disegno si compone di due ordini sovrapposti, con lesene binate doriche al primo livello e ioniche a volute lapidee al secondo, separati da un’alta trabeazione, al centro vi è il portale sormontato da frontone ad andamento mistilineo con al centro un medaglione, in asse l’ampia finestra e la cuspide del timpano, su cui svettano i cinque acroteri realizzati con semplici colonnine laterizie che sostengono la croce in ferro battuto al centro e sfere lapidee ai lati. Ai lati del portale, il fronte si accorda alle palazzine che la fiancheggiano, mediante le due estremità laterali concave su cui si allinea l’ornato. Dalla piazza s’intravede il prezioso campanile, eseguito nei modi vanvitelliani, con preziosa cupoletta e miniatura di tamburo superiore.

Opere

All’interno la chiesa è formata da un unica aula con nicchie laterali, voltata a botte e coperta all’estremità di raccordo con lo spazio presbiteriale, da una graziosa cupola impostata su quattro arconi sostenuti da quattro eleganti colonne di ordine composito, nello sfondo il catino absidale con raffigurata la Gloria di S.Giuseppe e l’altare maggiore. Le decorazioni interne sono del maestro Francesco Ferranti e risalgono al 1913, mentre le numerose decorazioni a finto marmo sono del marmista Mario Adami di Roma che le eseguì dal 1919 al 1924. Iniziando il cammino dalla destra dell’ingresso in senso antiorario si ammirano le seguenti principali opere: l’altare di San Severino, divenuto all’inizio del Novecento della Madonna con l’apposizione della statua della Madonna di Lourdes, di fattura settecentesca eretto nel 1630 dall’università della Lana, (I lanaioli per tale altare avevano commissionato una prestigiosa pala ad opera di Francesco Romanelli, in seguito rimossa dalla famiglia Luzi, che subentrava alla proprietà dell’altare nel 1760, e sostituita dal quadro di San Severino, oggi custodito in sagrestia, opera dipinta da Carlo Maratta nel XVII sec., che venne in parte trasfigurata da altro dozzinale pennello dovendo adattare l’autentica figura del Sant’Antonio Abbate all’immagine del vescovo Santo Severino; la statua del Cristo Risorto per il trasporto processionale, scultura lignea di Venanzio Bigioli scolpita nel 1839 su commissione della confraternita del Corpus Domini, dipinta da suo figlio Filippo nel 1840; la preziosa balaustrata, di divisione fra il presbiterio e l’aula dei fedeli, in pietra di gesso locale ad opera dello scalpellino sanseverinate Domenico Rosa del 1810; l’altare maggiore opera di Antonio Torquati del 1649, con ai lati le due preziose cornucopie dorate del 1803 del Venanzio Bigioli e la pala raffigurante lo sposalizio della Vergine copia della pala esistente a Roma nella chiesa di San Giuseppe dei Falegnami di Horace Le Blanc, tale altare fu ivi collocato nel 1811 in sostituzione dell’originale monumentale altare ligneo fatto costruire secondo indicazioni testamentarie di Vincenzo Tinti, l’esistente proviene dalla piccola chiesa di S.Andrea ubicata lungo via Salimbeni, soppressa nel 1805 a seguito dei danni riportati dai terremoti del 1799 e dall’estinzione dell’omonima Confraternita che la reggeva; il quadro della Madonna della Misericordia di Giovanni Loreti di Fabriano (1686-1760) proveniente dall’altare della chiesa del Corpus Domini, nella tela sono evidenti gli strappi provocati dai ladri nello spogliare la sacra immagine degli ex-voto per grazie ricevute; la statua di Giuseppe con il bambino dei Venanzio Bigioli del 1819, l’immagine veniva portata in processione da tutti i falegnami del paese, in occasione della festa del 19 marzo e della terza domenica dopo Pasqua; l’altare del Corpus Domini, nella prima chiesa nel 1630 dedicato ai santi Carlo e Filippo, l’attuale quadro Il trionfo dell’Eucarestia, iconografia direttamente collegata all’intitolazione della Confraternita e al rinnovato fervore per il mistero eucaristico in età post-tridentina, è opera di Severino di Lorenzo di Giovangentile del 1591, appartenente alla chiesa del Corpus Domini, vi fu trasportato quando il regno Italico la demaniò nel 1811, in sagrestia si ammira invece l’autentica tela ad opera di Ernst van Schayck di Ultrecht del 1631, raffigurante la madonna col Bambino, San Giovanni e San Giuseppe tra le nubi e S.Filippo e S.Carlo genuflessi nel piano; la statua lignea del Cristo morto portata in processione il Venerdì Santo, risalente probabilmente al XVI sec.; il Battistero in travertino di Dennis Plouvier del 1674, giovane scultore francese della provincia D’Angiò, con pietra proveniente dalla cava del monte San Vicino; l’organo del 1687 di Pietro Nacchini, fondatore della scuola organaria veneziana del Settecento, proveniente dalla chiesa di S.Francesco di Osimo ed ivi trasportato nel 1934; cantoria lignea del 1687 dell’intagliatore sanseverinate M° Giacomo Rosa. In sagrestia sono meritevoli di una visita, oltre le due tele di San Severino e della Madonna e Santi, entrambe descritte sopra, i due angeli torcieri di Dennis Plouvier che eguagliano per qualità esecutiva quelli della fonte battesimale.

arch. Debora Bravi

Bibliografia

R.PACIARONI, La chiesa di San Giuseppe nella piazza di San Severino, San Severino Marche,1999.

 

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