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Castello di Carpignano (XI sec.)

Notizie storiche

Autentico unicum in materia fortificatoria nell’intero territorio marchigiano viene definita la torre del castello di Carpignano, una macchina del tempo, dove la quadrata torre maestra, fasciata da un basamento con evidenti scopi anti-bombarda si differenzia per un imbragatura che realizza una sorta di anomalo puntone, quasi a poter deviare i colpi provenienti dalla vicina strada. Situato lungo la strada per Serrapetrona, sulla destra della vallata del torrente Cesolone, l’antico toponimo ci perviene da un documento del 1068, sebbene il fortilizio fosse esistente come dimora di qualche signoria locale già nel X sec. All’interno del Castello si trovava fin dalla fine dell’XI sec il monastero benedettino femminile di San Claudio di Carpignano, dipendente del monastero di San Mariano di Colleluce in seguito trasferito nel 1342 in località Sassuglio, fuori la porta di San Francesco (oggi scomparso).

Fu proprietà dei Duchi di Varano di Camerino, ceduto ad Antonio di Onofrio Smeducci nel 1416. Due iscrizioni lapidee, oggi perdute, ma di cui si ha memoria in una raccolta settecentesca di epigrafi della città, erano affisse nella porta del castello ed in un torrione delle mura, attestavano il restauro del castello avvenuto nel 1471 ad opera del console di Sanseverino Pier Martino Cenci, discendente degli Smeducci. Ma nel secolo XIII il comune di San Severino vantava già dei diritti sul castello, continue lotte e contese portarono alla completa distruzione il fortilizio, in seguito ricostruito e dato in signoria da papa Urbano VI a Bartolomeo Smeducci.

Descrizione architettonica

Il castello conserva la porta di accesso con arco a tutto sesto e il cassero pentagonale che contiene la torre quadrata, del fossato che circuiva il cassero oggi non rimane invece alcuna traccia. Sia la torre, sia il cassero dovevano essere merlati alla guelfa, su corona di beccatelli. Altre testimonianze della struttura difensiva sono i numerosi tratti rimanenti della cinta muraria, il cui circuito era lungo in origine 200 m ca., e i resti dei due torrioni semicircolari eretti su basse scarpate a livello delle cortine, uno inglobato all’interno di un’abitazione, l’altro addossato al corpo della chiesa. Le residenze contenute all’interno della cinta sono prive di caratteri medievali e conservano infissa su di una loro parete una lapide con raffigurato il leone rampante, simbolo dei guelfi. L’interessante ricostruzione del saggio di Silvio Germano ci evidenzia la preesistenza di un fossato, di una cinta pentagonale del mastio composta dal puntone-braga, un sistema di risalita a scale lignee.

Chiesa

All’interno delle mura castellane si conserva addossata a lato posteriore del cassero l’antica chiesa dedicata alla Vergine Maria, ad aula unica rettangolare coperta con tetto a capanna su cui svetta un semplice ma elegante campanile a vela , all’interno vi si custodisce sulla parete di fondo entro una nicchia l’antico affresco della Maestà. Nella facciata di una casa prospiciente il mastio si vede nella muratura uno scudo murato alla rovescia, raffigurante un leone rampante ed una banda che attraversa lo scudo triangolare, a testimonianza dell’appartenenza del castello alla fazione guelfa.

arch. Debora Bravi

Bibliografia

Mauro M., Castelli, rocche, torri, cinte fortificate delle Marche, voll. III, tomo I, Ancona 1996, pp.44-50.

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