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Antico episcopio ora sede del museo civico archeologico G. Moretti (sede architettonica primo impianto XI sec., XV sec.)

Descrizione della collezione

«Il museo civico archeologico G.Moretti, intitolato al noto archeologo sanseverinate che negli anni 1930-40 fu soprintendente archeologo di Roma e del Lazio, apre dopo anni di lavoro e di ricerche, completamente rinnovato, nella nuova e prestigiosa sede del Castello al Monte di San Severino Marche. Il museo ha radici lontane: nella collezione vengono infatti a confluire le iscrizioni romane, presenti da più di due secoli nell’atrio del palazzo comunale; la collezione storica del medico Domenico Pascucci, che testimonia di un precoce interesse per la preistoria nel clima positivistico nella seconda metà dell’800; i vari rinvenimenti territoriali, fino alle collezioni più recenti frutto di scavi condotti negli ultimi anni dalla Soprintendenza Archeologica delle Marche. Il nuovo museo di San Severino dove ora si possono ammirare i preziosi reperti della necropoli, nella quale fastose tombe di principi e principesse, con i loro corredi, testimoniano la vivacità culturale ed economica delle genti picene dell’alta valle del Potenza tra il VII e il V secolo a.C. entra in rete con il sistema dei musei piceni: un’articolazione territoriale di ben ventidue strutture, che dal Marecchia al Tronto, attraverso esposizioni locali, raccolgono l’eredità permanente del progetto “Piceni popolo d’Europa” e disegnano il percorso della civiltà italica medio-adriatica» .

L’esposizione è suddivisa cronologicamente secondo un percorso che attraversa sei sezioni: la sala introduttiva “G.Moretti”, la sezione preistorica, la collezione Pascucci, la sezione protostorica della civiltà picena, la sezione romana e la post-classica. La prima sezione del Museo, dedicata alla preistoria periodizzata nelle sue principali fasi, Paleolitico, Neolitico, Eneolitico ed Età del Bronzo, mostra i reperti provenienti quasi totalmente dalla collezione Pascucci, esposti in 11 vetrine sono per la maggior parte punte di frecce e pochi resti di ceramica. Una seconda sezione raccoglie entro 18 vetrine le testimonianze rinvenute nell’abitato piceno alla sommità del colle di Pitino e nelle tre necropoli picene del monte Penna, della sottostante sella di Frustellano e del fondovalle del ponte di Pitino, oltre alle più distanti necropoli di Stigliano e di Carpignano. La presenza di sepolcreti ricchi di suppellettile ha permesso una vasta esposizione di raffinati arredi, oggetti di lusso ed apparati decorativi che dimostrano la vitalità e la grande apertura della comunità. Un’ultima sezione è riservata con le sue 8 vetrine ai reperti dell’età romana e post-classica provenienti dalla città di Settempeda, dalla sua necropoli ellenistica presso la porta di sud-ovest, dalla relativa area delle terme, dal quartiere delle Domus, dalle fornaci e dalla cinta muraria con i suoi torrioni. Interessanti pannelli riportano raffigurazioni ricostruttive dei paesaggi, accompagnano la visita della mostra illustrando le tipologie ed i materiali costruttivi dei sepolcreti e delle singole tombe, oltre a rappresentare e documentare le attuali rovine di Settempeda, il circuito murario della città, la pianta prospettica del complesso termale, della fornace e delle porte. Il museo è stato recentemente integrato della collezione “Elio Antonini”, una sezione Geologico-Paleontologica che espone una ricca raccolta di fossili e minerali trovati per la maggior parte nella gola di Sant’Eustachio, al ponte dei Canti e presso il monte San Vicino; la collezione illustra l’evoluzione geologica dal Giurassico al Quaternario ed è corredata di laboratorio didattico.

Storia della sede architettonica

La nuova sede del Museo è situata nella canonica del complesso del Duomo. Per le vicende costruttive attinenti l’edificato della Canonica, attuale sede del Museo archeologico, si riportano le seguenti note. Il chiostro e la canonica assunsero le attuali forme e volumetrie nel periodo in cui resse il priorato Liberato Bartelli (1489-1513), il cui nome venne riportato nell’epigrafe incisa nella trabeazione del portale ubicato nella parete ovest del chiostro. Nel 1586 il pontefice Sisto V eleva a Cattedrale la chiesa di San Severino, le nuove circostanze imposero ai canonici di cedere e riadattare una parte del loro complesso a sede vescovile. Successivamente al 1827, avvenuta la traslazione della cattedrale nella chiesa di S.Agostino, il complesso del Duomo Vecchio venne ceduto ai Minori Osservanti Riformati che nel 1829 adattarono i vani della canonica a convento, su progetto dell’arch. Ireneo Aleandri. Nel 1858 vennero iniziati i lavori di restauro, affidati al capomastro Paolo Mochi, ma con la soppressione degli ordini religiosi del 1861, detti lavori vennero interrotti e lo stabile rimase in completo abbandono per oltre trenta anni, fino a quando nel 1893 l’arch. G.Sacconi, dell’ufficio regionale per la conservazione dei monumenti delle Marche, decise di porre rimedio delegando l’ispettore ai Monumenti Vittorio Emanuele Aleandri a sovrintendere ai lavori di restauro, che furono eseguiti ad opera dell’arch. Ciriaco Santini e dell’ing. Federico Federiconi. Dopo dieci anni di lavori il vecchio Duomo venne solennemente consacrato il 18 giugno 1905. Dal 1918 la canonica venne retta dall’Opera Don Orione che adattò il complesso a collegio; in quegli anni, in mancanza di un progetto unitario, furono eseguite di volta in volta, in relazione alle necessità che il nuovo uso richiedeva, continue variazioni e modifiche alla struttura originaria. Dall’inizio degli anni ’60 del XX sec., avvenuto il trasferimento dell’Istituto di Don Orione, il fabbricato venne affittato a varie ditte artigiane. Negli anni ’70 veniva consolidato il chiostro, abbassato il livello di calpestio ed eliminate la cisterna centrale e la vecchia pavimentazione. Nel 1988, con atto del 16 marzo, il comune acquista l’edificio, allora denominato ex Artigianelli.

arch. Debora Bravi

Bibliografia

Il museo civico ed archeologico di San Severino Marche, a cura di Maurizio Landolfi, Osimo, 2003. V. E. ALEANDRI, Il Duomo Antico in Sanseverino Marche, S.Severino M., 1905. G. CONCETTI, La Canonica di San Severino in Sanseverino Marche 944-1586, Falconara, 1966. Q. DOMIZI, Seminario di San Severino Marche, Camerino, 1989. D. VALENTINI, Il forastiere in Sanseverino Marche ossia brevi indicazioni degli oggetti di belle arti e altre cose notevoli esistenti in dette città, San Severino M., 1868.

 

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