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Abbazia di Santa Maria in Valfucina

Notizie storiche

L’abbazia di Santa Maria in Valfucina, situata alle pendici del monte San Vicino, fu probabilmente fondata nel sec. XI dai monaci benedettini che vi rimasero fino al 1484, quando passò di proprietà al Capitolo della Cattedrale di San Severino. Si conservano del monastero ben 398 pergamene che documentano oltre quattro secoli di attività, dal 1058 al 1484, gli atti non danno comunque informazioni sulla fondazione del monastero. Nel periodo di massimo splendore, agli inizi del XIII sec., l’abbazia esercita la propria giurisdizione su circa quaranta dipendenze, tra chiese, cappelle ed eremi. Già nel corso della seconda metà del XIII sec. iniziarono a presentarsi le prime difficoltà economiche, il saccheggio da parte dei conti della Truschia degli edifici monastici e del castello e i continui tentativi del comune di San Severino di impadronirsi della rocca, le mire espansionistiche dei privati, del clero e vescovi, indeboliranno sempre più i poveri monaci che si videro costretti a vendere il loro castello di Elcito nel 1298, per 1950 libre di ravennati e anconitani.

La loro sorte non si risollevò comunque; nel 1327 per volere del vescovo di camerino Berardo Valfucina l’abbazia venne accorpata al monastero di San Mariano in Val Fabiana, ad un breve periodo di ripresa seguì il lento e inesorabile declino fino al 1489, quando l’abbazia venne abbandonata. Del monastero, distrutto dal violento terremoto del 1799, resta la cripta.

Descrizione architettonica

Le strutture murarie e decorative che costituiscono la cripta dell’XI sec. restano le uniche vestigia dell’antica abbazia benedettina ormai scomparsa. Il piccolo volume della cripta, posto fuori terra, si compone di tre navate coperte da volte a crociera separate da colonnine tonde in pietra, coronate da dodici romanici capitelli scultorei. Scolpiti su pietra a motivi antropomorfi e zoomorfi sono i quattro capitelli dell’abside raffiguranti simbolicamente i quattro evangelisti e a motivi geometrici sono invece i restanti otto capitelli, decorati con rappresentazione di intrecci a nodo, di fasci di linee, triangoli concentrici, losanghe, volute e stilizzato fogliame. L’abside semicircolare è coperto da volta a crociera centrale e due crociere laterali a tre unghie, in quanto soluzioni d’angolo. La realizzazione di un ossario centrale e di un setto murario trasversale nel presbiterio seppur costituiscono brutte superfetazioni hanno senz’altro contribuito ad evitare pericolosi dissesti statici.

arch. Debora Bravi

Bibliografia

G.BORRI, Insediamenti benedettini nell’area sanseverinate, in “studi Maceratesi”, XLII (2006), p.429-434.

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