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Abbazia di San Clemente (XI sec.)

Notizie storiche

Dell’antico insediamento monastico di San Clemente situato nell’omonima valle e si estendeva da Castriccioni ad Isola, oggi rimane la chiesa ad aula unica ubicata all’interno del recinto cimiteriale delle frazioni Isola e Castel S.Pietro. Il luogo era al tempo ricco di monasteri e castelli, circondato dai famosi cenobi benedettini di S.Salvatore di Valdicastro, S.Maria di Roti, S.Maria di Valfucina, SS.Trinità di Frontale. La tradizione storiografica lega l’origine di Castel S.Pietro al monastero benedettino di San Clemente, quale castello alle dipendenze dei monaci. Questi permettevano ai contadini, abitanti delle terre circostanti, la coltivazione dei loro beni terreni, in cambio di lavori edili per la fortificazione dei loro villaggi. Nonostante le lacune documentarie sull’attività dell’abbazia, si presume che l’insediamento avesse una prima origine monastica, presumibilmente attorno all’XI sec., per poi divenire nel corso del XIII sec. una plebs, organizzandosi come comunità di tipo canonicale.

La ricerca d’archivio mostra scarsità di testimonianze scritte, la prima documentazione in cui si rintraccia il toponimo risale all’anno 1122, un atto del vicino monastero di Valfucina riporta il nome fundo S.Clementis. Solo nel 1212 in un enfiteusi lasciata dall’abate di Valfucina troviamo la prima vera citazione del nucleo monastico, già in forma di plebe, la plebs Sancti Clementis. Un iscrizione in caratteri gotici conservata all’interno della chiesa, recante l’anno 1223, potrebbe riferirsi ai lavori di ristrutturazione dell’edificio eseguiti in occasione della variazione della natura dell’insediamento. Nel 1398 la comunità si trasferisce dentro il castello di San Severino nella pievania di S.Clemente e S.Benedetto.Lo storico Ottavio Turchi narrava nel Settecento, che prima del XIII sec., esisteva unito alla chiesa di S.Clemente il monastero, rimasto poi diroccato, se ne avrebbe potuto ammirare le sue fondamenta sotto il terreno.

Descrizione architettonica

La chiesa è completamente costruita in conci lapidei finemente squadrati e connessi, certamente provenienti dalle vicine cave della pietra di San Vicino. L’apparecchiatura muraria in alcuni settori rende facilmente databile un primitivo impianto dell’edificio fra l’XI e il XII sec; i prospetti parimenti si connotano degli elementi linguistici dell’epoca: ornamentali archetti pensili sono ubicati nella muratura esterna circolare dell’abside, conci dal sapiente taglio cuneiforme compongono le mostre degli archi e la bellissima volta a catino. L’interno è costituito da aula unica di forma pressoché quadrangolare, cui si incastra in maniera obliqua l’area semicircolare presbiteriale di minore altezza, con monofora al centro, coperta dal catino costituito interamente da conci lapidei. Di grande pregio architettonico, per la testimonianza che rendono dell’operato medievale degli scalpellini, sono anche i due prospetti longitudinali che si possono presumere per l’irregolarità dell’ammorsatura con il corpo dell’abside, per la presenza di arcate a sesto acuto e la grande semplicità del fronte, appartenenti ad un volume longitudinale completamente ricostruito nel XIII sec., come peraltro potrebbe documentare la lapide di cui sopra.

arch. Debora Bravi

Bibliografia

G.BORRI, Insediamenti benedettini nell’area sanseverinate, in “Studi Maceratesi”, XLII (2006).

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